Il tutto, ovviamente, seguendo alla lettera le direttive europee e rispettando i criteri legati alla scelta di bene e servizi che non danneggino in alcun modo la natura. Si presterà attenzione, quindi, anche agli incarti oltre che ai prodotti alimentari, tanto per cominciare ma l’elenco è piuttosto lungo. Le società erogatrici dei servizi, dal canto loro, avranno l’obbligo di fornire informazioni su alimentazione, salute e ambiente e ridurre i consumi di carne, pure per limitare l’impatto ambientale che l’allevamento animale causa. Le uova, invece, devono provenire da agricoltura biologica e la quota di uova non bio deve essere acquistata da allevamenti all’aperto. Mai più, quindi, la scelta di quelle provenienti da galline allevate in gabbia, in applicazione alla Direttiva europea 74/1999, che vieta una pratica che fa soffrire gli animali.
Le ditte che rispetteranno tali criteri si aggiudicheranno maggiori punteggi nelle gare di appalto per l’assegnazione di servizi di ristorazione e di fornitura di prodotti alimentari. Molto contente Roberta Bartocci e Paola Segurini del settore Vegetarismo della Lavle quali hanno detto: “I nostri suggerimenti sono stati accolti e questo per noi rappresenta un notevole riconoscimento. Il documento del ministero è un importante strumento per favorire l’adozione di menu vegetariani nella ristorazione collettiva”.
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